Lavorare con la dipendenza affettiva
Sempre più spesso sentiamo parlare di dipendenza affettiva, a volte in modo più appropriato, a volte meno…ma in cosa consiste esattamente questo disturbo, quali sono i sintomi e come possiamo aiutare chi ne è affetto a stare meglio?
La dipendenza affettiva o love addiction, si caratterizza per essere una modalità relazionale disfunzionale.
Chi ne è affetto “dipende in modo esclusivo e totalizzante dalla relazione con l’altro e dalla sua buona riuscita”.
Chi sviluppa dipendenza affettiva cerca la propria realizzazione nel rapporto di coppia e vive in funzione di esso. Tutte le energie e le risorse vengono dissipate nel costante tentativo di compiacere l’altro, ma tutto questo a fronte di un prezzo altissimo… perdere di vista sé stessi ed i propri bisogni….
Nonostante gli “sforzi profusi” nella buona riuscita della relazione e del suo mantenimento, essa si rivela, per il dipendente, sempre insoddisfacente e poco appagante, mai all’altezza delle sue aspettative e di quelle altrui, ma nonostante ciò “impossibile da interrompere”
L’assenza di reciprocità e di una progettualità comune sono i sentimenti che caratterizzano la relazione dipendente.
Il membro della coppia che sviluppa una dipendenza affettiva si dona completamente all’altro al solo fine di tenere in piedi la relazione, perché l’unico modo che conosce per essere visto dall’altro e per sentirsi amato è uniformarsi ai suoi desideri, accudirlo ed assecondarlo, anche se questo comporta una continua e costante rinuncia a sé stesso.
Chi dipende affettivamente dalla relazione con l’altro tende a lasciare inascoltati i propri bisogni in funzione di quelli altrui, ad isolarsi dalla sua rete amicale e famigliare, a trascurare sé stesso, i propri affetti ed il proprio lavoro per concentrarsi interamente sulla relazione.
Chi dipende dalla relazione con l’altro manca di fiducia in sé stesso, ha il costante terrore di essere abbandonato, la paura ossessiva di perdere l’altro, ed al fine di tenere a bada questi pensieri “spaventosi e ricorrenti” tende a mettere in atto una serie di “condotte di evitamento” volte ad impedire che ciò accada, modificando il suo modo di essere, di pensare e di comportarsi al solo scopo di compiacere l’altro per tenerlo legato a sé e rendersi meritevole del suo amore.
Chi vive una relazione di dipendenza nei confronti dell’altro, vive una grossa sofferenza, è facilmente esposto a sentimenti di inadeguatezza, di frustrazione, tende a sentirsi in colpa e sbagliato ed a giustificare i comportamenti altrui sempre mettendo in discussione sé stesso e mai l’altro.
Ma allora una volta individuata la presenza di queste difficoltà nel nostro modo di entrare in relazione cosa possiamo fare?
Sicuramente iniziare a prendere consapevolezza dell’esistenza di alcune criticità è già un passo enorme, quello che possiamo fare è in primis cercare di non colpevolizzarci, e non colpevolizzare l’altro.
E’ necessario comprendere che non è colpa dell’altro, se abbiamo sviluppato una dipendenza, né tanto meno colpa nostra.
I motivi che ci hanno portato a questa modalità di entrare in relazione hanno radici più profonde che affondano nel nostro passato e nella nostra storia famigliare, è opportuno rivolgerci ad un professionista che possa guidarci ed accompagnarci nella ricerca della dinamica che sottende l’attivazione del meccanismo relazionale disfunzionale in modo da poterla individuare, riconoscere, disinnescare e riorganizzare.
Questo processo ci permetterà di entrare in contatto con la parte più intima e profonda di noi stessi, ed aiuterà il nostro sé a venire fuori nella relazione con l’altro, in modo tale da poter creare legami soddisfacenti, in cui poter incontrare “veramente” l’altro ed “aiutarsi reciprocamente a crescere”.

Sono la Dottoressa Francesca Galletti, Psicologa e Psicoterapeuta Familiare.
Nella mia attività di psicologa svolgo un servizio di consulenza psicologica e psicoterapia per adulti, coppie e famiglie.